Aborto spontaneo, capita a tante ma nessuno ne parla
La mia esperienza, cosa ho imparato e quali errori spero voi non facciate
Avere un aborto spontaneo è stata una delle cose più brutte che abbia vissuto nella mia vita. Non ve lo nego e sono anche in qualche modo fiera di raccontarvelo.
E’ come subire il più forte colpo allo stomaco che possiate immaginare. Un colpo che ti fa perdere il respiro; angoscia e tristezza ti schiacciano; il lutto arriva dopo una immensa gioia (la più grande che ci sia: l’annuncio di una nuova vita).
Ma la cosa che mi ha devastata di più è stata l’ignoranza, la mia: la cosa che mi stava capitando mi era del tutto sconosciuta.
Non sapevo nulla di aborti spontanei, di come si manifestano, di come si abortisce, quali sono i sintomi, cosa succede quando ti ricoverano in ospedale, cosa succede dopo.
Non ne sapevo nulla e questo ha contribuito ad amplificare il dolore ed il mio disorientamento.
Dunque se volete un consiglio: informatevi.
Cominciate da parenti e amici e poi magari sul web. Leggete tutto (senza ansie o angosce) ma prima che qualcosa vi accada perchè durante o dopo è troppo tardi. Dovete essere consapevoli che “può accadere”. E’ così. E’ la natura. Nella stragrande maggioranza dei casi non si inficia in alcun modo la possibilità di avere una nuova gravidanza.
La prima cosa che ho scoperto io è che una volta concepito ed avviata la gestazione solo una parte arriva al termine dei nove mesi.
ABORTO SPONTANEO: QUALCHE PERCENTUALE
I numeri che mi aveva fornito la mia ginecologa erano pazzeschi: per le donne di 20 anni, il rischio di aborto spontaneo è del 12% mentre per le donne di 40 anni (il mio caso) la percentuale sale sino a 35-40%.
Un dato che a me ha sconvolto, non tanto perchè la percentuale di bambini che non nascono dopo il concepimento è a mio giudizio enorme, ma perchè un dato simile andrebbe divulgato e sbandierato ai quattro venti per preparare le donne ad un evento che non è affatto rarissimo ma probabile.
Ecco perchè l’arrivo di un bebè si annuncia spesso solo dopo il terzo mese.
E’ proprio questo traguardo a segnare un primo punto di svolta nella gravidanza: se si supera il terzo mese ci sono buone possibilità di portare a termine la gestazione.
SINTOMI DELL’ABORTO SPONTANEO
Nel nostro caso fin da subito c’erano segnali che le cose non stessero andando benissimo. Il feto non cresceva a dovere ma il battito era presente. La mia ginecologa (donna tosta di grande esperienza) fin da subito mi aveva messa in guardia. Secondo lei c’erano davvero poche possibilità. Molto diversa la posizione dei medici che ho incontrato al pronto soccorso dove mi sono recata in seguito a forti dolori all’addome e perdite ematiche.
Secondo loro il feto cresceva piano ma «può sempre recuperare».
I dolori e le perdite, poi, secondo loro, non erano nulla di preoccupante: «solo stress da gravidanza».
Devo dire, però, che la dottoressa ci aveva visto giusto e all’11esima settimana il cuoricino di quel bimbo che già amavamo alla follia ha smesso di battere.
ABORTO SPONTANEO: RESPINTA ALL’OSPEDALE
Quando ho scoperto che il battito si era fermato la ginecologa mi ha consigliato di andare in ospedale per il raschiamento e il ricovero.
Lo ricordo benissimo, era un venerdì sera. Ma qui l’ennesima brutta sorpresa: sono stata rimandata a casa perchè «non c’è fretta».
Dall’ospedale mi hanno invitata a tornare il lunedì mattina successivo.
Una trafila che mi è sembrata veramente assurda.
Solo che al lunedì mattina non ci sono arrivata. Domenica mattina, infatti, mi sono svegliata con dolori lancinanti alla pancia.
ABORTO SPONTANEO COSA SUCCEDE DURANTE
Non è successo in fretta e nemmeno senza dolore. E’ stata una esperienza estenuante e lunga. Ho cominciato a perdere tantissimo sangue ed ho evitato di andare in ospedale per non essere rimandata nuovamente a casa.
Ho passato circa 4 ore di inferno. Un dolore che non ho sentito nemmeno al parto (cesareo d’urgenza per mancanza di contrazioni) e ho praticamente abortito da sola nel bagno di casa.
Sono state ore lunghe vissute in una dimensione onirica dove il cervello si appanna e tutto scompare. Il centro del mondo sembra essere la tua pancia e il dolore fitto, immenso e circoscritto. Tra letto e bagno sono state ore difficili perchè al dolore fisico cresceva anche quello nel cuore. Sono stati momenti duri anche per mio marito che ha assistito impotente ed ha fatto quello che poteva.
ABORTO SPONTANEO: IL RASCHIAMENTO
Quando domenica pomeriggio sono arrivata al pronto soccorso perchè ci eravamo spaventati e volevamo un controllo abbiamo avuto la conferma: il feto non c’è più.
Anche il raschiamento è stato molto blando perchè ero praticamente pulita ma il ricovero è durato comunque quasi tre giorni.
Mi è stato infatti spiegato che il mio corpo aveva fatto tutto da solo.
Una esperienza devastante che però mi ha reso certamente più forte.
COSA SUCCEDE DOPO
Lo scoramento è stato tanto. Mi sono sentita sbagliata, inadeguata, anche colpevole per quella morte.
La dottoressa, invece, mi ha spiegato che era semplice «selezione naturale». Evidentemente c’erano delle anomalie cromosomiche dell’embrione e non ce l’aveva fatta. Un evento più che naturale, di cui, però, non avevo mai sentito parlare (e nessuno me ne aveva parlato).
Solo quando ho cominciato a raccontare alle mie amiche cosa fosse successo ho scoperto che era capitato anche a loro, a loro amiche e conoscenti.
Insomma, mi si è aperto un mondo.
Mi sono sempre chiesta perchè non se ne parli abbastanza. Quando ho capito di non essere io quella sbagliata, la colpevole, mi sono sentita decisamente meglio. Certo è rimasto per lungo tempo un forte dolore associato anche all’ansia di non riuscire a portare avanti un’altra gravidanza.
ABORTO SPONTANEO: L’ELABORAZIONE DEL LUTTO
Sebbene fossi solo alla 11° settimana avevo già detto ai parenti più stretti che ero incinta e questo ha voluto dire vivere in una atmosfera da lutto per diversi mesi.
Forse perchè ero alla mia prima gravidanza, forse perchè non sapevo assolutamente che potesse capitare, sta di fatto che è stata dura uscirne.
Con serenità, calma e speranza comunque se ne viene fuori.
L’importante è non farsi prendere dalla smania di restare nuovamente subito incinta. Anche perchè dopo il raschiamento ci sono dei tempi tecnici da rispettare per una nuova gravidanza.
LE PAURE DEL DOPO
Nel mio caso sono passati 9 mesi e sono rimasta nuovamente incinta. Dopo la prima esperienza abbiamo tenuto per noi la notizia (agli amici lo abbiamo comunicato addirittura al quinto mese), ho vissuto decisamente in ansia, ho comprato tutto all’ultimo e non ho gioito fino a quando non ho visto mio figlio tra le braccia.
E’ forse questa la ripercussione peggiore dell’aborto: falsare e smorzare tutte le gioie e le emozioni della nuova gravidanza. I 9 mesi ti sembrano 9 anni ed ogni dolore ti fa ripiombare nel panico.
Quando finalmente ho dato il primo bacio a Leone ho capito che la vita doveva andare così: il dolore serve per delineare nettamente i contorni della gioia e attribuirgli il giusto immenso valore.